Rinascimento Marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma: il 18 febbraio la mostra itinerante giunge a Roma

Dopo l’esposizione ad Ascoli Piceno, la mostra Rinascimento Marchigiano.

Data:
10 Febbraio 2020

Rinascimento Marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma: il 18 febbraio la mostra itinerante giunge a Roma

rinascimento marchigiano RomaDopo l’esposizione ad Ascoli Piceno, la mostra Rinascimento Marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma continua a Roma il suo tour, dove rimarrà sino al 5 di luglio. L’inaugurazione, prevista alle ore 18 del 18 febbraio presso il Complesso monumentale di San Salvatore in Lauro, sede della storica Fondazione Pio Sodalizio dei Piceni (attiva in nella capitale fin dal 1600), sarà preceduta alle 12 da una conferenza stampa, dove curatori ed organizzatori illustreranno l’aspetto storico di un fiorente periodo dell’arte marchigiana del rinascimento, oltre il lavoro di recupero e di restauro di alcune delle opere ferite dal Sisma Centro Italia.

Rinascimento marchigiano - deposizione-restaurata-sisma-marchePer la mostra itinerante che ha preso il via nella zona del cratere – presso il Forte Malatesta, di Ascoli Piceno – quella di Roma rappresenta la seconda delle tre tappe programmate per l’esposizione che concluderà il suo viaggio a Senigallia (dal 23 luglio al 3 novembre), presso il Palazzo del Duca.

Le opere esposte a Roma saranno 36 e sono state restaurate grazie a una convenzione siglata tra ANCI Marche e Pio Sodalizio dei Piceni, impegnate dal 2017 in un importante lavoro di recupero delle opere danneggiate che ha ricevuto anche l’apporto scientifico della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche e il contributo della Regione Marche.

La mostra è curata da Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi e attraverso un viaggio nella religiosità popolare marchigiana e un affascinante percorso stilistico e iconografico che parte dal centro della regione e prosegue fino alla costa, vuole illustrare quello che Federico Zeri e Pietro Zampetta hanno definito come “cultura adriatica”.

Tra gli autori delle opere non mancano nomi importanti: Jacobello del Fiore con la serie delle Scene della vita di Santa Lucia provenienti dal Palazzo dei Priori di Fermo; Vittore Crivelli con la Madonna orante, il Bambino e angeli musicanti di Sarnano; Cola dell’Amatrice di cui spicca la Natività con i santi Gerolamo, Francesco, Antonio da Padova e Giacomo della Marca dalla sacrestia della Chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno. E ancora, da Roma Giovanni Baglione e Giovanni Serodine che dalla Svizzera seguì nella capitale l’esempio di Caravaggio. Tutti autori di indubbia fama che, nelle Marche, sono nati o vi hanno soggiornato ed hanno contribuito a modificarne la geografia della Storia dell’Arte.

Mostra Ascoli Piceno Rinascimento Marchigiano

Gli interventi di restauro sono stati eseguiti da tecnici marchigiani, in collaborazione con l’Università di Camerino e l’Università di Urbino e la direzione scientifica della Soprintendenza ABAP-Marche che, con innovative analisi diagnostiche, hanno valutato lo stato di conservazione di ciascuna opera.

Inaugurazione presso il Complesso monumentale di San Salvatore in Lauro, Roma

Sono state individuate per il recupero e il restauro un nucleo di 51 opere marchigiane di proprietà di 17 differenti Enti pubblici ed ecclesiastici delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata. Delle 36 opere in mostra, che vanno dal ‘400 al ‘700, alcune dall’alto valore devozionale ed altre invece di grande valore storico-artistico” – spiega il curatore Stefano Papetti – “tra queste crocifissi lignei e vesperbild di ambito tedesco, che ancora oggi si trovavano all’interno delle chiese come oggetti di culto da parte dei fedeli. Non mancano però nomi importanti come Jacobello del Fiore, Vittore Crivelli, Cola dell’Amatrice, Giovanni Baglione e Giovanni Serodine.”

L’obiettivo della mostra è anche quello di rendere fruibili le opere restaurate da qui in futuro” – spiega Pierluigi Moriconi – “Terminate le mostre, le opere che non potranno essere ricollocate nelle loro sedi originali perché crollate o non ancora restaurate, saranno collocate in 8 depositi e lì saranno sempre a disposizione del pubblico.

Ultimo aggiornamento

22 Giugno 2020, 10:49