Si è spento ieri a Firenze Antonio Paolucci, conosciuto colloquialmente anche come il “soprintendente d’Italia”, “genio” del restauro della Basilica superiore di Assisi dopo che questa vide la sua navata crollare per il terremoto del 26 settembre 1997, sbriciolando in 300 mila frammenti gli affreschi di Giotto e Cimabue. Un tragico evento che coinvolse due frati e due tecnici della soprintendenza.

“Abbiamo vinto il terremoto giocando d’azzardo”, sottolineò allora il soprintendente, ricordando “il volo dell’angelo”, ovvero quel momento estremamente complesso di intervento all’interno del cortile di San Francesco in cui una grande gru ne trasportò una più piccola, per posizionare al millimetro una controforma in tubi innocenti e salvare il timpano del transetto di sinistra della Basilica Superiore, che rischiava di cadere.

Nel 2012 Paolucci ricevette la cittadinanza onoraria di Assisi per l’attività svolta come commissario straordinario del Governo.

Paolucci, nato a Rimini il 29 settembre 1939, tra le altre, è stato Soprintendente a Venezia, a Verona, Mantova, Brescia e Cremona, Direttore dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze; Soprintendente per i Beni Artistici e Storici di Firenze, Pistoia e Prato; il primo soprintendente per il Polo Museale fiorentino, direttore generale dei Beni culturali per la Toscana.

Dal gennaio del 1995 al maggio del 1996 ricoprì la carica di Ministro per i Beni culturali nel governo tecnico di Lamberto Dini, promuovendo una nuova percezione del patrimonio culturale e della sua fruizione. Alla guida dei Musei Vaticani dal 2007 al 2016.

Nel 2018 diede il suo contributo anche nel processo di ricostruzione della basilica di San Benedetto di Norcia, semidistrutta dal sisma dell’Italia centrale del 2016, in qualità di presidente della commissione di indirizzo per la ricostruzione della Basilica di San Benedetto di Norcia.