PERUGIA, CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA IN MONTELUCE
Gli interventi previsti per la Chiesa di Santa Maria Assunta in Monteluce ricadono nella categoria degli interventi di riparazione e rafforzamento locale
La Chiesa di Santa Maria Assunta in Monteluce si caratterizza per l’alto valore artistico ed architettonico; le generose donazioni e il gravitare della nobiltà perugina attorno all’istituzione fecero sì che il complesso di Monteluce diventasse uno dei più importanti siti religiosi di Perugia.
L’impianto primitivo della chiesa risale al 1218, quando l’edificio fu eretto al di fuori delle mura cittadine, su un terreno donato dal nobile Glotto Munaldi al Cardinale Ugolino. Questa donazione era finalizzata alla costruzione di una chiesa e di un monastero nel luogo dove da qualche tempo si radunavano alcune donne seguaci del Beato Egidio, uno dei compagni di San Francesco che si trovava nel vicino eremo di Favarone. Si insediò così il primo nucleo di suore Clarisse, a cui il papa Gregorio IX concesse, nel 1229, il privilegium paupertatis. Nonostante ciò le difficoltà della vita monastica nel rispetto della clausura fecero si che il monastero accettasse proprietà e nel 1231 fu lo stesso Gregorio IX a donargli alcuni beni immobili. La funzione di monastero cessò nel 1910, quando iniziarono i lavori per la realizzazione per l’ospedale civile, l’ex policlinico di Perugia. Le clarisse furono trasferite a Sant’Erminio, dove risiedono tutt’ora.
La pianta della chiesa è a quadrilatero trapezoidale con restringimento dalla facciata verso la zona absidale. E’ molto probabile che tutte le murature in pietra arenaria sul lato nord (su via del Giochetto), sud ed est, risalgano all’impianto primitivo, mentre la facciata in pietra calcarea bicolore, fu realizzata nel XV secolo.
L’aula della chiesa, in puro stile gotico italiano, ad unica navata illuminata da cinque monofore ad arco acuto e dal rosone in facciata, veniva scandita da dieci archi in mattoni pieni a sesto acuto, corrispondenti ai contrafforti esterni su via del Giochetto. Grandi arcate dovevano sostenere l’antico soffitto ligneo.
Nel XV secolo la chiesa subì un repentino cambio di stile. La conformazione degli archi documenta che il tetto, oggi tutto alla stessa altezza, doveva svilupparsi su due diversi livelli, uno più alto sopra la zona riservata ai fedeli e uno più basso nel presbiterio e nell’aula retrostante l’altare, dedicata alla clausura. Quest’ultimo detta il livello dell’attuale copertura, mentre i primi tre archi risultano essere stati “mozzati” ed adattati per sorreggere tre capriate. Non sappiamo se il tetto venne rifatto contemporaneamente alla volta interna alla chiesa che sarebbe seguita, o se Il motivo della modifica dei livelli di copertura potrebbe essere stato una conseguenza dei danni causati da un incendio o di un forte terremoto di cui Perugia fu vittima nel 1420.
Nel 1448 un gruppo di Clarisse, provenienti dal monastero dì S. Lucia di Foligno, si trasferì a Monteluce inaugurando una nuova pagina di vita culturale del monastero poichè qui ebbe sede uno scriptorium, che nei secoli avvenire sarebbe diventato tra i più ricchi e prestigiosi della zona. Nel 1451 venne realizzata la facciata bicroma. Prima della sua esecuzione, la chiesa doveva assumere il caratteristico aspetto in stile gotico realizzato in pietra arenaria, verosimilmente somigliante alla vicina chiesa di San Bevignate. La facciata attuale presenta una cortina detta a rete, con fasce di pietra bianca che inquadrano piccole specchiature rosa. Lo strato decorativo fu molto probabilmente ammorsato al precedente fronte in arenaria tutt’ora visibile nel retro dello stesso.
Il prospetto si caratterizza, infine, per il portale gemino a tutto sesto e porte con intagli manieristici del XVI-XVII sec. raffiguranti la Madonna, S. Chiara, S. Francesco e S. Bernardino.
Nella seconda metà del XV secolo il restyling della chiesa coinvolse anche l’interno con la realizzazione dell’attuale sistema di copertura a volte, delle sei cappelle laterali e dello spazio retrostante all’altare adibito alla clausura, modificato nel 1450. La volta a crociera fu realizzata con elementi in laterizio a due teste, e venne appoggiata su quattro grandi pilastri angolari costruiti in adiacenza alle murature medievali. La nuova struttura fu concepita completamente indipendente da quella esistente; difatti i pilastri vennero ad appoggiarsi sulle pareti affrescate esistenti e la volta a chiudere tre delle monofore perimetrali. Con questo intervento la primitiva aula venne divisa in due zone, quella adibita alle celebrazioni e fruibile dai fedeli e quella dedicata alla clausura.
Nel 1472 iniziò la realizzazione della volta a botte unghiata a copertura dell’aula.
Nel 1537 i lavori continuarono per arrivare a coprire l’aula fino alla controfacciata. Arrivati alla controfacciata la volta diviene rampante e cioè caratterizzata da “un’impennata” per evitare di tagliare il rosone (Figura 7). Il livello della volta fu infatti dettato dagli archi timpano più bassi, ma non si accordava con la quota del rosone. Per limitare la sovrapposizione si cercò di alzare il più possibile il suo livello e il punto di contatto venne affrescato con una finta parte di rosone (Fig 8).
Per quanto riguarda gli interni, l’aula presenta pareti decorate da affreschi recanti un ciclo con temi francescani che è tra i più importanti del manierismo perugino, eseguito probabilmente tra il 1602 e il 1697. Nell’abside è visibile la tela “L’incoronazione della Vergine”, copia di Giovanni Silvagni (1831) che sostituisce l’opera originaria di Giulio Romano e Giovan Francesco Penni, eseguita a Roma su disegno di Raffaello nel 1524-25, oggi nella pinacoteca Vaticana. Dietro l’abside è l’antico coro delle monache: una sala gotica con affreschi di Scuola umbro-senese del XIV sec.
L’”estraneità” strutturale della volta rispetto all’impianto originario, oltre alla eterogeneità del comportamento di tutte le varie parti che la compongono, ha fatto sì che nel tempo si sviluppassero punti di criticità e lesionamento, soprattutto in chiave e lungo il piano di contatto con la controfacciata.
Già nel 1594 vennero messe le prime chiavi nella zona della clausura a rinforzare la volta a crociera, le spinte sugli archi timpano, ancorandosi ai contrafforti del lato nord e ai ringrossi delle murature su quello sud.
La “mobilità” della struttura ha portato nel tempo anche a diversi problemi di infiltrazione d’acqua e negli anni sono stati eseguiti più interventi sulle coperture. Tra gli ultimi si documentano quelli realizzati dalla Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Perugia del 1993, mentre nel 2016 è stato sostituito l’appoggio in cemento armato in facciata a sostegno del tetto con uno in legno.
I danni del sisma del 2016
Prima degli eventi sismici succedutisi a partire dal 24 agosto 2016 la struttura risultava agibile. Le scosse hanno causato numerose lesioni diffuse su tutta la struttura. A livello generale, si è riscontrata la riattivazione di meccanismi già documentati in passato ed oggetto di interventi.
I sopralluoghi eseguiti da una squadra formata dai tecnici del MiC hanno consentito di verificare la presenza di danni che hanno colpito diversi elementi dell’edificio:
- nelle coperture e nel sottotetto;
- in facciata, con rischio di ribaltamento ed episodi di distacco del paramento decorativo. Inoltre, la facciata risultava già danneggiata dagli agenti atmosferici, che sono andati a lesionare molti dei conci in pietra geliva provocandone il distacco o il parziale “scollamento” dalla cortina, e da lesioni verticali che si diramano dal rosone verso la base della facciata. Le lesioni verticali attorno al rosone passano internamente anche alla controfacciata facendo pensare a instabilità strutturali.
- contrafforti lungo le pareti.
Pertanto i sopralluoghi sono stati seguiti dalla dichiarazione di inagibilità dell’edificio.
Il progetto di recupero
Gli interventi previsti nel progetto ricadono nella categoria degli interventi di riparazione e rafforzamento locale, non costituiscono infatti interventi di adeguamento sismico ma comportano un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti. In particolare gli interventi prevedono:
- Inserimenti di catene per contrastare le spinte orizzontali degli archi, là dove non presenti;
- Omogeneizzazione e consolidamento delle aree di appoggio dei capochiave mediante interventi di scuci-cuci/stuccatura e/o stilatura dei giunti, iniezioni di malta a base di calce e perfori armati;
- potenziamento della resistenza dei tiranti esistenti, in quanto fondamentali nella complessiva statica del complesso, mediante un incremento della loro sezione resistente e della superficie di contatto fra capochiave e muratura;
- Stilatura dei giunti dei mattoni soggetti a scorrimento sulla sommità degli archi;
- Ripristino della resistenza delle parti sommitali dei contrafforti mediante stilatura profonda dei giunti e iniezioni di malta di calce;
- Consolidamento del timpano tramite intervento di scuci-cuci sulla lesione e Iniezioni di malta di calce sulla faccia interna;
- Realizzazione di un cordolo in muratura armata in sommità al timpano e realizzazione di un rinforzo metallico;
- Sostituzione di elementi lignei ammalorati;
- Revisione copertura e smaltimento acque meteoriche;
- Installazione di “fessurimetri” per la rilevazione di minimi movimenti della fabbrica.
Ultimo aggiornamento
9 Dicembre 2024, 11:30