PRECI, PIEDIVALLE (PG) – ABBAZIA DI SANT’EUTIZIO – OPERE MOBILI RECUPERATE
L’Abbazia di S. Eutizio ha rappresentato per molti secoli il centro ispiratore di tutte le attività della valle Castoriana.
L’Abbazia di S. Eutizio, a Piedivalle di Preci (PG), sorge su di uno sperone di travertino, scelto da un gruppo di monaci siriani in fuga dalle persecuzioni connesse ai grandi concili d’Oriente verso il V-VI, per la presenza di grotte naturali dove poter praticare uno stile di vita eremitico in forma cenobitica (comunitaria) che anticipava la Regola fissata da S. Benedetto.
S. Gregorio Magno riferisce nei “Dialogorum” (redatti circa nel 593) di alcune comunità di romitaggio fondate dal padre Spes insieme ai suoi discepoli Eutizio e Fiorenzo intorno alla seconda metà del secolo V, nella Valcastoriana.
Alla morte di Spes, che aveva fatto erigere un primitivo oratorio dedicato alla Madonna vicino ad una sorgente nei pressi delle grotte, Eutizio divenne la guida spirituale del cenobio. Promosse la costruzione del nucleo originario del monastero di cui divenne abate e della chiesa che gli fu intitolata alla sua morte nel 540.
Intorno all’VIII secolo, la prosperità raggiunta dall’abbazia permise ai monaci, che ormai vivevano sotto la Regola di San Benedetto, di migliorare gli edifici del complesso monastico e di dotarsi di una biblioteca e di uno scriptorium. Inoltre, le numerose donazioni permisero all’abate Teodino I, nel 1180, di avviare i lavori di restauro e ampliamento della struttura come testimonia l’iscrizione nella lunetta del portale romanico. L’opera si concluse nel 1236, con la realizzazione del rosone con i simboli degli evangelisti, sotto il successore abate Teodino II.
Dal XII secolo inizia un periodo di lenta decadenza durante il quale l’abbazia, vede contrarre la propria sfera di influenza sui territori e possedimenti dell’abbazia.
Nella forma attuale, il complesso abbaziale è composto dalla chiesa collocata su di un terrazzamento, tra la vallata e lo sperone roccioso dove si trovano le grotte degli eremiti. Si sviluppa intorno a due cortili: il primo, il più ampio, ingentilito dalla presenza di due bifore trecentesche, mentre il secondo è ornato da una fontana e al suo interno possiede una transenna in pietra, vestigia dell’originario oratorio dedicato alla Vergine.
La chiesa mostra una facciata in pietre conce a capanna, caratterizzata da un portale romanico a doppia ghiera che reca incisa sulla lunetta un’epigrafe datata 1190 che ricorda il committente (Teodino I) e il maestro che diresse i lavori: HUMILIS ABBAS THEODINUS/FUTT IN HOC OPERE PRIMUS/HII QUI DEGUNT AD THEOS/IUGITER ORENT PRO EO/ANNO DOMINI MILLENO CENTEXIMO NONAGE (SIMO)/MAGISTER PETRUS FECIT HOC JOHANNES PRIOR.
In asse con il portale, lo splendido rosone realizzato nel 1236, con doppio ordine di colonnine e archetti e incorniciato da una specchiatura quadrata con agli angoli scolpiti quattro rilievi raffiguranti i simboli degli evangelisti.
Un secondo portale, sempre in forme romaniche, si apre lungo il fianco destro della chiesa dove, nella parte superiore in corrispondenza del presbiterio, è presente un campanile a vela a doppio fornice.
La parte mediana della chiesa risulta essere la più antica, riconoscibile per il diverso paramento murario meno levigato dei conci di pietra calcarea in facciata.
L’ultimo intervento di trasformazione e ampliamento è stato realizzato nel XIV secolo con la realizzazione dell’abside sopraelevata di forma poligonale scandita da pilastri angolari che terminano con capitelli fogliati su cui poggiano cinque archi ogivali. Anche il piano di calpestio del presbiterio viene sopraelevato per realizzare la sottostante cripta.
La chiesa, orientata a est, presenta una navata unica con copertura a capriate e con tracce di affreschi del XIV e XVII secolo lungo le pareti in pietra nuda. Una scalinata centrale e un arco trionfale conducono al presbiterio coperto da una volta a crociera costolonata, al di sotto del quale vi è la cripta a pianta quadrata divisa in due navate da due massicce colonne in pietra locale, probabilmente resti dell’antico oratorio. Anche l’abside risulta essere costolanata e accoglie il coro ligneo intagliato in legno di noce del secolo XVI, opera di Antonio Seneca, unico elemento barocco risparmiato dai restauri del 1956, effettuati secondo criteri di ripristino medievalista, che hanno rimosso ogni traccia degli apporti fatti nel XVII secolo dall’abate Crescenzi all’interno della fabbrica.
Diversa la sorte della torre campanaria commissionata dall’abate Crescenzi al fratello, l’architetto Giovanni Battista, che l’ha realizzata a picco sullo sperone roccioso dove sono scavate le grotte eremitiche.
Fonte foto – iluoghidelsilenzio.it
Le opere custodite nella chiesa
Alcune delle opere dell’Abbazia di S. Eutizio; Esplora indica la possibilità di approfondire gli interventi di recupero o restauro del bene:
ART BONUS
PER IL TERREMOTO
PALIOTTI IN CUOIO
DIPINTI SU TELA E
PALIOTTI IN CUOIO
Ultimo aggiornamento
15 Novembre 2024, 15:53